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La Fondazione FADOI (Federazione dei dirigenti ospedalieri internisti) e la Fondazione Roche, in collaborazione con SDA Bocconi, hanno realizzato il Libro Bianco “Il valore della ricerca clinica indipendente in Italia”, in cui viene analizzata la salute della ricerca, con un occhio in particolare alla ricerca clinica indipendente.

Il quadro complessivo che ne emerge è quello di una ricerca indipendente in realtà del tutto dipendente dagli investimenti dell’industria farmaceutica, anche alla luce della scarsa disponibilità di finanziamenti pubblici. In Italia viene destinato alla ricerca in generale una cifra pari a circa all’1,35% del Pil contro una media UE del 2,07%. Ancora minore è il sostegno nei confronti della ricerca clinica, che ha nella cura delle malattie l’obiettivo primario.

Nel 2016 i finanziamenti per la ricerca clinica sono ammontati a 788 milioni di euro, di cui il 7,5% erogato dallo Stato (attraverso AIFA e Ministero della Salute), l’89% dalle aziende private e il resto da fondi UE e dai cittadini tramite il 5 per mille; l’anno successivo, sul totale di circa 753 milioni, la quota a carico dello Stato è scesa all’1%, mentre il contributo delle aziende è salito al 95,86%. In media negli ultimi cinque anni analizzati nel Libro Bianco (2014-2018) le imprese hanno finanziato il 92% della ricerca clinica, mentre il contributo pubblico è stato del 4%.

Un settore, quello della ricerca medica, che contribuisce in modo significativo all’economia del Paese fornendo posti di lavoro qualificati e, al contempo, al benessere della popolazione, garantendo le migliori cure disponibili. Purtroppo non adeguatamente finanziato e quindi lasciato totalmente alla gestione dell’industria, che peraltro se ne occupa egregiamente permettendo, anche con collaborazioni e partnership pubblico-privato, di raggiungere obiettivi altrimenti difficilmente possibili. 

“Siamo convinti che promuovere una giusta e sana collaborazione tra pubblico e privato possa fare la differenza in quanto garantisce benefici sia a livello economico, sia di soluzioni sempre più efficaci per la salute del nostro Paese”, commenta la presidente della Fondazione Roche, Mariapia Gravaglia.

Andrea Fontanella, presidente Fadoi, invita a guardare ai risultati della ricerca: “Come medici quotidianamente ci confrontiamo per la cura dei nostri malati e non possiamo trascurare il fatto che una ricerca clinica ben organizzata e competitiva consenta ai nostri pazienti di accedere alle terapie innovative, spesso più efficaci”.

Preoccupa gli esperti il riassetto della normativa sulle sperimentazioni cliniche, che deriva dalla cosiddetta “legge Lorenzin” (n.3/2018). Si riferiscono in particolare a uno dei decreti attuativi previsti dalla legge (decreto legislativo n. 52/2019) che introdurrebbe misure sul conflitto di interessi che potrebbero deprimere il settore della ricerca, rendendo difficile per gli scienziati partecipare alle sperimentazioni e andando così ad annullare i benefici per i pazienti e per il SSN che oggi derivano dalla collaborazione tra aziende farmaceutiche e istituzioni ospedaliere.

L’auspicio è che l’applicazione del D.Lgs n. 52/2019 in tema di conflitti di interessi sia fatta in un’ottica non restrittiva, tenendo conto degli interessi comuni e in modo da non limitare la ricerca clinica in Italia, sia indipendente che sponsorizzata, ricordando anche i margini economici per il SSN derivanti da compensi e fornitura di farmaci per la partecipazione delle aziende ospedaliere pubbliche alla sperimentazione clinica sponsorizzata dall’industria farmaceutica. Questi risparmi generati da mancate spese potrebbero invece essere reinvestiti dallo Stato proprio nella ricerca clinica indipendente, garantendo così la possibilità di svolgere studi completamente liberi da qualunque interesse dell’industria.


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